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IL DENTISTA DOLCE

 

Su un CD di Matteo Iacoviello

 

di Italo Magno

 

            Non è molto ricorrente che singole riflessioni filosofiche vengano utilizzate per incidere musiche e canzoni, quelle che più spesso vengono chiamate canzonette. Già il nome del complesso – NAUTILUS - è tutto un programma, ed il programma viene perseguito con coerenza fino in fondo. Infatti questa raccolta di cinque canzoni e tre arrangiamenti strumentali è una full immersion sotto l’ordine del conscio, per una navigazione avventurosa oltre i confini tangibili del principio, aristotelicamente imposto, della non-contraddizione.

            “Tra natura e spirito”, dando l’avvio alla raccolta canora, esprime questa sospensione tra il mondo delle cose reali e percettibili ed il luogo “dove il caos prende il sopravvento e fa impazzire anche la ragione”. Ma è proprio dall’imperfezione, nella fuga dalla logica stringente del metodo scientifico, che nasce un livello superiore di conoscenza: ecco che “dal magma infuocato... come lapilli scintillano i pensieri” ed il nostro mondo interiore trasuda sentimenti che la scienza non vede, e nemmeno riescono a percepire i nostri occhi “accecati di tecnologia”.

            E’ come uno scandaglio questo album di Matteo Iacoviello, autore di musiche e parole, nello sforzo di vedere cosa vi sia sotto la superficie della realtà.

Il concetto, qui appena espresso, viene preso e ripreso in altre canzoni della raccolta ed in particolare in “Fenomenicamente”, in cui è affrontato, con dettagliata chiarezza, il rapporto tra il fenomeno ed il noumeno, il mondo delle cose che appaiono alla nostra conoscenza ed il mondo delle idee.

            “Proprio lì in fondo all’anima sento che tutto quello che c’è non è come mi appare...”.

            Eppure, l’individuazione di questa contraddizione non può soddisfare l’indagine. Infatti, non solo il metodo galileiano è inadeguato (“Approccio Non Galileiano”); ma anche il  sistema di negazione totale della filosofia nichilista, che rifiuta ogni possibilità di umana certezza, neanche questa è capace di risolvere la contraddizione della nostra conoscenza. Vi sono, infatti, accanto alle categorie cognitive, ed intrecciate con esse, l’esigenza dell’anima, il mondo delle emozioni e dei sentimenti.

“Ho tentato di seguire la via della mia ragione/ Sempre pronto a districarmi tra i garbugli della logica/ Ho poi provato a battere la strada del mio cuore/ Sempre pronto ad ascoltare le lusinghe dell’amore” (“Al di là di sé”).

E tuttavia, coattivamente legata alla realtà delle cose, “non si rassegna l’anima a vivere la sopraffazione...”

            L’uomo, in effetti, vive perennemente “Sul bordo del cratere”, che rappresenta, metaforicamente, il limite tra l’essere ed il voler essere. Al centro di queste due categorie, cammina l’incertezza dell’anima, che insistentemente chiede a qualcuno di tenderle una mano, aiutarla mentr’essa, lungo il corso del proprio cammino, è sgomenta e s’inebria contemporaneamente.

            Queste riflessioni, contenute nelle canzoni ed espresse negli arrangiamenti strumentali, s’ingegnano nel tentativo di spiegare il significato dell’esistenza dell’uomo, perennemente in bilico tra ragione e natura istintuale. La musica non poteva non essere adeguata al tema ed allo spessore delle riflessioni, ingentilita però dal suono metallico e dolce della chitarra elettrica che, come il minuscolo trapano del dentista, scava e scava, dentro gli estremi limiti del cuore (o, se preferite, fino a raggiungere il nervo scoperto dell’uomo).

            L’aspirazione finale del messaggio, però, occorre dirlo, è la libertà.

“Non importa se il magma poi spezzerà come catene tutte le vili molecole... (ma) lascerà l’anima libera...”.

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